Tutela penale Ambiente – Direttiva 2024/1203/UE

Tutela penale Ambiente – Direttiva 2024/1203/UE

Tutela penale ambiente

Direttiva 2024/1203/UE 

Recepimento entro il 21.5.2026

A cura di Studio Legale Ambiente – Cinzia Silvestri


È stata pubblicata la nuova direttiva 2024/1203/UE, sulla tutela penale ambiente ,  che invita anche l’Italia a rivedere i reati ambientali a precisarli, modificarli, a precisare il sistema amministrativo -penale secondo nuovi indicatori che esprimono maggiore durezza verso coloro che realizzano determinate condotte. La nuova Direttiva impatterà dunque sul nostro sistema penale, e non solo.

Prima di analizzare i reati che verranno e l’impatto che avranno sul nostro ordinamento, è utile riassumere i tempi di attuazione di questa complessa Direttiva.

Quando interviene una nuova Direttiva (tutela penale dell’ambiente) la comprensione degli effetti non è immediata. Eppure, mette in modo un meccanismo Nazionale di adeguamento, a prescindere dagli effetti diretti.

La Direttiva invero sostituisce la Direttiva 2008/99/CE e la direttiva 2009/123/CE. Il processo di valutazione e revisione ha impiegato almeno 15 anni.

La nuova Direttiva ammette l’insufficienza delle misure della precedente direttiva al considerando n. 4 : “le norme sanzionatorie vigenti istituite a norma della direttiva 2008/99/CE …non sono state sufficienti a garantire la conformità ….tale conformità dovrebbe essere rafforzata mediante…sanzioni penali effettive, proporzionate e dissuasive… che esprimano maggiore riprovazione sociale … “.

È interessante il richiamo alla “riprovazione sociale” che evoca quasi una punizione morale, pubblica.

L’art. 28 della Direttiva precisa ….continua lettura dell’articolo ...

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Cinzia SilvestriTutela penale Ambiente – Direttiva 2024/1203/UE
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RITORSIONE: SIGNIFICATO

RITORSIONE: SIGNIFICATO

RITORSIONE: SIGNIFICATORITORSIONE: SIGNIFICATO

Definizione d.lgs. 24/2023 – Whistleblowing

segnalazione a cura Studio Legale Ambiente – Cinzia Silvestri


Il nuovo testo (d.lgs. 24/2023) dedicato alla protezione di coloro che segnalano, nei luoghi di lavoro, irregolarità, violazioni descrive, all’art. 2 lett. m), la “RITORSIONE”.

Recita l’articolo: ritorsione: qualsiasi comportamento, atto od omissione, anche solo tentato o minacciato, posto in essere in ragione della segnalazione, della denuncia all’autorità giudiziaria o contabile o della divulgazione pubblica e che provoca o può provocare alla persona segnalante o alla persona che ha sporto denuncia, in via diretta o indiretta, un danno ingiunto…”

La definizione esprime bene il comportamento umano che non troviamo solo sul posto di lavoro ma in ogni ambito sociale.

Il timore di sporgere denuncia per non avere ripercussioni sociali; la frase tipica che accompagna questo timore ci è nota:  “voglio vivere tranquillo”; la sfiducia nella giustizia che spesso coinvolge il coraggioso “segnalante” in onerosi cammini. Il senso della ritorsione affonda le sue radici nell’animo umano che reagisce, all’affronto della segnalazione/ della denuncia, con mezzi indiretti e violenti.

La ritorsione è utile mezzo che disincentiva la denuncia e si affianca spesso alla omertà, al silenzio. Anche la non risposta, il silenzio è ritrosivo.

Il mondo del lavoro cerca tutela nella legge; cerca di proteggere il lavoratore ed incentivare la segnalazione delle violazioni che a loro volta non devono essere ritorsive: vendette personali, delazioni senza fondamento e calunniose. A dire il vero il legislatore tenta di regolamentare un mondo di difficile da delineare, controllare e dunque vengono introdotti pesi e contrappesi al fine di bilanciare questo strumento che dovrebbe aiutare a ritrovare quel senso di giustizia, ormai perento

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